Alla Galleria Nazionale dell’Umbria fino al prossimo 9 giugno sarà possibile visitare la mostra intitolata “l’enigma del Maestro di San Francesco – lo stil novo del Duecento umbro”, tra le prime esposizioni ad avere luogo sotto la nuova direzione di Costantino d’Orazio, il quale ha già fatto riferimento all’evento nel suo intervento in occasione del Festival Umbria Antica. (L’intervento del direttore è recuperabile nel link qui sotto)
Il visitatore ha l’occasione di conoscere una figura misteriosa e di grande impatto nel panorama artistico del Centro Italia del Tredicesimo secolo: del cosiddetto Maestro di San Francesco non conosciamo infatti nemmeno l’identità esatta e sono poche anche le opere di cui si può dare una collocazione temporale precisa, una di queste è il crocifisso ligneo databile al 1272, proveniente dalla chiesa perugina di San Francesco al Prato. Proprio questo è il fulcro della mostra, dedicata non solo al misterioso Maestro ma anche agli artisti a lui contemporanei e all’evoluzione dei linguaggi artistici e iconografici legati alle figure del Cristo e di San Francesco, per mostrare al meglio questa evoluzione la Galleria Nazionale dell’Umbria ha ottenuto in prestito numerose opere dalle istituzioni museali più autorevoli al mondo, come la National Gallery di Londra, il Metropolitan Museum di New York e il Louvre di Parigi.
Tra reliquari in oro e gemme dal gusto orientale e arredi sacri del Duecento è possibile, grazie ai curatori dell’esposizione, tornare indietro a come doveva apparire San Francesco al Prato attorno agli anni Settanta del Tredicesimo secolo. E’ stata fatta ricostruire l’abside della chiesa e vi hanno calato il crocifisso ponendovi attorno tutte le altre opere, con l’intento di evocare uno spazio riemerso dall’abisso dei secoli passati.
Il Maestro di san Francesco fu anche l’autore di un ciclo d’affreschi nella basilica inferiore di Assisi, purtroppo oggi seriamente danneggiato a causa di modifiche architettoniche successive. Nonostante questa enorme difficoltà, i curatori dell’esposizione hanno inserito uno spazio nel quale semplicemente sostando di fronte a un proiettore multi-direzionale si può ammirare la ricostruzione degli affreschi perduti, il che dà l’impressione al visitatore di avanzare quasi per levitazione nella navata della basilica inferiore mano a mano che i frammenti di affresco perduti ritornano alla vita davanti ai suoi occhi.
Nell’intervento del direttore Costantino d’Orazio citato sopra si fa anche riferimento all’obiettivo della sua direzione, ovvero fare dei siti della “linea d’Umbria” il veicolo di un’arte senza tempo, qualcosa che nonostante i secoli, i cambiamenti di valori e di sensibilità, continua a parlarci ancora oggi, vista l’attenzione nella ricostruzione degli spazi e dei linguaggi antichi coadiuvata però dall’uso di strumenti molto moderni, si può certamente affermare che la direzione ha centrato il suo obiettivo.