Ogni 23 aprile si celebra la Giornata Mondiale del Libro che commemora la morte di tre dei più grandi scrittori dell’umanità: Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Inca Garcilaso de la Vega. Ma pochi conoscono la storia delle origini di questa celebrazione.

Se qualcuno di voi è mai stato in questo periodo a Barcellona o più semplicemente in Catalogna avrà notato come, a parte il solito flusso interminabile di turisti, la città si ritrovi decorata da centinaia di bancarelle e in ognuna di queste così come negli edifici pubblici è possibile vedere mazzi di rose, senyeras -al plurale- (la bandiera storica del Principato catalano) e naturalmente libri. Si tratta difatti del Día del Libro che prevede il donare un libro qualsiasi assieme ad una rosa alla persona che più si ama, da un amico alla propria fidanzata/o.

Storia della festa

Chiariamo subito le origini della festa poi istituzionalizzata presso le Nazioni Unite a partire dal 1996 la quale ha origini spagnole. Fino al 1930 si credeva che Cervantes fosse nato il 7 ottobre per cui, a discapito della data certa di morte, si celebrò in quella precisa data. A partire dal regio decreto di Alfonso XIII di quattro anni prima che sanciva la Giornata del Libro Spagnolo, la diatriba su quale e in che occasione dovesse essere festeggiata venne risolta adottando il 23 aprile come soluzione definitiva. Le ragioni erano essenzialmente due: si era a conoscenza della data di morte ed era più fattibile celebrarla in primavera piuttosto che in autunno, mese di pioggia e tempo variabile. Un contributo importante venne dato dall’editore valenzano Vincent Clavel Andrés che all’epoca risiedeva proprio a Barcellona, considerato il vero promotore della festa. Nel corso degli anni la festa, nonostante la Guerra Civile (1936-1939) e il periodo franchista (1936-1975), si mantenne pur con le censure iniziali, (solo ammorbidite in maniera vistosa progressivamente a partire dal 1966, anno della “ley Fraga” dal cognome del ministro promotore) e solo negli anni ’80 recuperò la vitalità e fama che tutt’ora la caratterizza. Nel 1996 la festa venne proposta in sede ONU e da quel momento ha acquisito fama mondiale.

Tradizioni e costumi

La festa è tutt’ora un felice connubio tra il piacere della lettura e quello dell’eros (aspetto forse recondito simboleggiato dalla rosa regalata con il libro) avente origine medievale. Il fatto d’essere concelebrata con quella del patrono cittadino San Giorgio –Jordi in catalano e Jorge in spagnolo- sempre alle prese col malefico drago che poi ucciderà, accresce sicuramente l’aura epica del dualismo sacro da un lato e profano dall’altro. Draghetti, libri e rose con annodata la senyera catalana caratterizzano l’aria barcellonese e catalana in questa giornata speciale.

Alla luce dell’evoluzione di questi tempi ha senso ancora regalare un libro? Provate. Anche con libri vecchi: toccateli, accarezzateli, apriteli nuovamente. Come vi sanno? Sicuramente qualcosa di sconosciuto rimane ancora, allora sfruttate l’occasione! Solo tornando bambini il filo e le interconnessioni che tanto ci erano familiari riprenderanno vigore e tutto sembrerà incantato come prima. Da lì a riprendere il viaggio che solo la lettura cartacea può dare è un attimo. Salite a bordo coraggio: pronti? Si parte!

Feliç dia de Sant Jordi i del llibre a tothom!