Un viaggio appassionante tra film e realtà dove la sottile linea di separazione tra il mondo dei vivi e quello ultraterreno convivono. Quando il celebre monito “ispirato a fatti realmente accaduti” varca le sale cinematografiche e diventa realtà: storie e retroscena di un cult che tutt’ora viene definito come il film più pauroso di sempre (ma anche il migliore)
Dove il fictional pulp e l’occultismo di Peter Blatty s’incontrano
Tutto il mondo è paese dicevano. Gli uomini condividono ciò che non hanno per una qualche ragione. Il Giappone del 1974 è un esempio: al posto delle ambulanze fuori dai cinema, manga come L’Esorcista di Kazuo Umezu creato appositamente contribuivano ad amalgamare alcune delle scene più terribili del film con l’ideografia e il codice di condotta visuale proprio del Sol Levante. I colori utilizzati si mescolavano perfettamente con la pellicola: l’unione perfetta tra la piuma firmata P.Blatty e l’inventiva di Umezu, un cocktail spaventoso.
La quotidianità racchiude misteri: il mistero di Mary Ure l’attrice di Satana
Londra aprile 1975, Comedy Theatre. Centinaia di poster inondano Oxford Street e i quartieri limitrofi dove campeggia il nome di Mary Ure, attrice sostitutiva di bell’aspetto nel ruolo della protagonista Rachel. Fin qui tutto normale considerando anche come il regista Don Taylor avesse voluto prendere spunto dai film, romanzi, fumetti di allora imbevuti di satanismo per farne una serie tv più che una pièce teatrale. Due coppie unite in matrimonio, una villa in mezzo ai campi e un ambiente di festa, vigilia di Natale ne facevano un set perfetto fino a quando…
E’il 1 aprile, giorno maledetto, giorno di luna piena
Quel 3 aprile tutto sembrava andare liscio come da copione -certamente costellato di eventi raggelanti, dal vino che in tavola si trasforma in sangue sino alla fugace apparizione di una donna che, si dice fosse morta nell’abitazione, passando per i rumori del piano di sopra. Suvvia, un poltergeist diremmo. Ma è anche vero che non tutto quel che luccica è oro: arriva il momento della scena della possessione di Regan MacNeil e Mary Ure, così come tutto il Comedy Theatre non saranno più gli stessi da quel giorno.
La miglior rappresentazione di una possessione di tutti i tempi e altre (strane) coincidenze
Per Mary era la prima volta e si sa, vi è sempre un minimo di tensione prima e quando si è in scena. Ma non avrebbe mai immaginato sarebbe stata la sua prima e ultima volta, per di più essendo un’attrice sostituta. Mary iniziò a sentirsi posseduta, come se il fantasma di quella donna di passaggio morta proprio lì avesse deciso di prendere con sé una volta per tutte la povera malcapitata. Nausea, vomito, occhi in bianco, spasmi, cadute a terra. Il pubblico e i giornalisti lì presenti si spaventano. L’impressione è tale che, sia la stampa che il resto del cast e i tecnici a porte chiuse le riferiranno direttamente come la voce e il volto fosse veramente cambiato e di come sembrasse realmente posseduta. Stranamente però anche durante la prima a New York qualche tempo prima risultò vittima una comparsa. Non saranno le uniche. The Exorcist opera maledetta?
The Exorcist ha ucciso Mary Ure? Tra smorfie e un letto un epilogo inspiegabile
Il 3 aprile del ’75 il giornale spagnolo Pueblo tramite Raúl del Pozo annuncia la morte dell’attrice. Lo stesso faranno altre testate nei giorni seguenti. La sera prima della morte Mary e suo marito Robert, celebre regista, vanno ad una festa assieme ad amici dalla quale lui se ne andrà abbastanza presto per esigenze lavorative del giorno dopo. Mary al contrario decide rimanere del tempo in più e solo verso le due/tre del mattino (secondo testimonianze) rivela di dover andare ad un’altra festa. Mistero vuole che mai si seppe se effettivamente Mary andò all’altra festa perché la mattina successiva venne trovata riversa sul letto di casa, morta tra spasmi, vomito e una smorfia terrificante. Vennero chiamati i soccorsi -dal marito Robert Shaw (presente nel film Lo Squalo) e i suoi quattro figli- ma inutilmente. I medici non diedero mai inizialmente una spiegazione convincente sulle cause della morte.
Reazioni, ulteriori fatti strani. Il mistero eterno
Il pubblico e la gente iniziarono a parlare di maledizioni. La stessa Mary pareva essere deceduta alla stessa maniera di quando era rimasta posseduta in scena. I medici dal canto loro, dopo l’autopsia di alcune settimane dopo riferirono di un uso estremo di alcolici e barbiturici come causa principale -refutata però dal marito che assicurò come in altre occasioni non le era successo nulla-. In Spagna la loro casa a Madrid prese fuoco. Aggiungete poi la casualità della morte proprio alla prima rappresentazione inaugurale, le benedizioni pre spettacolo (inizialmente osteggiate da Taylor ma poi incoraggiate dopo la notizia), le croci in bianco disegnate la notte prima della seconda rappresentazione sulle locandine dello spettacolo disseminate in tutta la città, come se ci si volesse proteggere da qualcosa di estremamente maligno. Le repliche vennero sospese per tre settimane, ma quando venne ripresa la solita programmazione la quantità di pubblico discese notevolmente. La società inglese dell’epoca, importante ricordarlo, era ancora molto suscettibile e cose di questo tipo provocarono fenomeni d’isteria rilevanti.
Il filo rosso tra demoni della Mesopotamia e serial killer
L’arte è per pochi. Difficile da capire vero? C’è una scena del film dove per la prima volta si sente il tema principale composto da Mike Oldfield. Sala operatoria, asettica, di un bianco folgorante perfetta per una tomografia cerebrale alla piccola Regan, la protagonista. Convulsioni e sangue per via di una sonda sono solo un antipasto: sì, perché il medico che appare in scena divenne un famoso serial killer che si divertiva a squartare i corpi di gente omosessuale andando nei posti più borderline, rimarcando la tendenza zombificante propria di ritualismi come la Macumba, il Vodoo allora presenti nella società, aspetti presenti nel film puntualizzati, guarda caso, da egli stesso rivolgendosi alla madre della bambina allora scettica. La cappa stessa della cucina presenta un demone mesopotamico, Pazuzu, che appare per pochi secondi quando il buio e un rumore come di squittio di topi pervade la casa. Un volto indimenticabile preso e già visto in un’altra scena delle iniziali dove i cani iniziano a litigare: è lì che, dove furono decapitati prima dell’arrivo dei Romani moltissimi civili, apparirà il sopracitato demone che sfiderà Padre Merrin -e siamo in Mesopotamia, a Palmira ovviamente-. Alchimia pura per un film che ancora oggi spaventa e che introdusse per la prima volta il subliminale nella nostra società cambiandola radicalmente.