È un tema che mi tocca da vicino in quanto probabilmente tu che stai leggendo sei coinvolto in prima persona. Stiamo parlando della tecnologia, e in particolar modo mi voglio soffermare sull’uso dei social media, un invenzione molto vantaggiosa in termini di comodità: si può condividere materiale su larga scala ,si possono intrattenere conversazioni illimitate con chiunque, si può addirittura condividere ciò che si sta facendo in diretta. Si tratta sicuramente di un modo di vivere la nostra quotidianità in modo completamente diverso rispetto a com’era anni fa, ma qual è il prezzo da pagare per questo comfort?
È stato proprio questo l’interrogativo che mi ha portato a scrivere questo articolo.
In primo piano gli sviluppatori di questi social media conoscono molto bene il funzionamento celebrale e le naturali tendenze umane ad interessarsi all’altro e li usano a loro vantaggio per far trascorrere gli utenti più tempo possibile sul social a scopo di lucro. Il rischio principale al quale può andare incontro chi fa uso dei social è infatti la dipendenza, la cui conseguenza e la progressiva perdita del controllo sull’abitudine. Progressiva proprio perché un comportamento non può diventare subito dipendenza, ma attraversa prima un processo intermedio dato che l’abitudine è un comportamento automatico della nostra mente volto a semplificarci la vita. La problematica insorge quando il cervello al compiersi dell’azione periodica [per comodità] inizia a rilasciare sempre piu sostanze del benessere [dopamina ecc. ] e con il passare del tempo l’aspettativa della gratificazione diventa sempre piu compulsiva.
Il problema principale per quanto riguarda i dipendenti dai social è proprio il fatto di essere controllati da aziende multimilionarie alle quali non interessa assolutamente niente della salute degli utenti, bensì ricercano il guadagno maggiore. Questa triste logica porta i dipendenti ad abbassare la loro dignità da persone umane a semplici numeri che fruttano denaro.
La situazione si aggrava se si pensa che molti non ne sono a conoscenza e vivono la loro vita in un ignoranza limitante. Citando Socrate, si potrebbe dire che “il sapere rende liberi, l’ignoranza prigionieri”, perciò ti invito a riflettere su ciò che hai appena letto e a condividerlo con terzi, almeno potrai sperimentare i lati positivi dei social.