C’era una volta un vecchio mulino dell’olio, una storia, una tradizione, uno stile di vita, quello del mulino è un ruolo fondamentale alle idi di ottobre, luogo di incontro per giovani e vecchi. Quel che si sà è grazie ai racconti di nonni e bisnonni, in un tempo, lontano dalle nostre quotidianità, in un paese avvolto dalla natura quasi sperduto nei boschi umbri raggiunto solo da una strada sterrata senza uscita dove pensi che il mondo lì finiva. La struttura appariva tetra, desolata, pietrosa di una tinta grigio fuliggine, un grosso casale chiuso a lucchetto tutto l’anno fermo immobile nella sua calma. Ma all’arrivo dell’autunno, dopo la raccolta delle olive, nel periodo tra ottobre e novembre finalmente il pesante portone di legno massello spalanca le sue ante e le presse del frantoio iniziano finalmente a funzionare. Sembrerà strano per noi oggi ma al tempo la molitura delle olive era pazientemente attesa dai contadini, perché era lì, nel mulino, che le fatiche del raccolto davano i loro frutti e davanti al fuoco con una giara di vino, un pezzo di pane e in buona compagnia si aspettava la discesa di ogni singola goccia di quel prezioso “oro liquido” che proveniva da quel rubinetto bisunto. Parlando di attualità i vecchi mulini a presse sono stati chiusi per buone ragioni igieniche ma non c’è da scoraggiarsi, i nuovi mulini anche se diversi e più tecnologici riescono ad ottenere prodotti di altissima qualità. Non ci sarà più il focolare e il vino ma rimane sempre un luogo di incontro, spero sempre impresso nella tradizione umbra. Oltre a queste usanze locali è da preservare l’attività dell’olivicoltura che purtroppo col passare degli anni sembrerebbe essere sempre meno sentita, fortunatamente è iniziata una campagna di sponsorizzazione dell’olio umbro che sta prendendo piede come prodotto di nicchia, personalmente uno dei migliori d’italia e del mondo tralaltro non avendo nulla da invidiare dalle produzioni toscane o pugliesi. Il primato dell’esportazione dell’olio in Europa è detenuto dalla Spagna che usufruendo di fondi UE ha intensificato la produzione facendo diventare tutte le aziende di tipo intensivo. A tale svolta sembra palese il ruolo dell’italia, se non possiamo raggiungere tale produttività possiamo sempre far leva sulla qualità tipica del nostro paese che lo contraddistingue da tutti gli altri. Perciò l’Umbria deve farsi valere sul mercato perchè sappiamo tutti quanto sia buono il nostro olio, specialmente sulla bruschetta.
Alberto Tinarelli