Oggi è la festa di San Giuseppe in cui convenzionalmente, da un po’ di anni a questa parte, si festeggiano tutti i papà: quelli ancora poco esperti, quelli che ne hanno passate di cotte e di crude con i lori figli, quelli che ci sono vicini o lontani…insomma, nessuno è escluso.
So che finisco sempre a riflettere su determinati eventi del calendario, ma colgo l’avvento di queste giornate per constatare che in fondo sono solo dei piccoli promemoria per ricordarci che le persone care, che sia il proprio innamorato o il papà, vanno festeggiate tutti i gironi. Aggiungerei che anche il Tasso ha ripubblicato più volte la stessa materia letteraria, modificandola e migliorandola, ma nessuno l’ha mai contestato più di tanto o, se preferite un riferimento più attuale, “Lazza” di canzoni simili ne ha scritte tante e sono un successo dietro l’altro.
In attesa del 19 marzo nelle case viaggia l’odore della colla usata dai bambini per comporre qualche strano lavoretto per i propri papà, non sempre di spiccata bellezza, ma apprezzati per il dolce gesto di un figlio che, con l’avvento dell’adolescenza, difficilmente in futuro si cimenterà ancora in queste opere artistiche (in alcuni casi per fortuna). Al bricolage ancora fresco di pittura contrasta il profumo delle “Zeppole di San Giuseppe”, appena fritte o da poco comprate nella pasticceria preferita affinché si festeggi al meglio, con un piccolo dessert a fine pasto.
Nel mio caso conservo ricordi felici fin da bambina, mio papà è nato il giorno antecedente al 19 marzo ed è sempre stata una doppia festa per noi. Per due giorni, ancora oggi, lo inondo di attenzioni: un giorno mi premuro di fargli spegnere le candeline e l’altro trovo modo di trascorrere tempo insieme dedicandoci a cose “solo nostre”. Quando ero piccola rubavo le sue penne e riempivo agende, libri o suoi appunti di disegni e messaggi d’amore per trasmettergli il tanto bene che gli voglio. Pur avendo mandato in fumo importanti note di lavoro, lui con me non si arrabbiava mai, ma al contrario prendeva quei fogli scarabocchiati e li conservava in attesa che io ne combinassi un’altra delle mie. Mio papà è sempre stato paziente nei miei confronti, non ha mai preteso nulla da me e in ogni momento è sempre stato pronto a darmi sostegno; ora sono cresciuta e tante cose sono cambiate: il supporto che ha sempre mostrato per me, oggi, lo dedico anche io a lui e nonostante i momenti di conflitto, i problemi e le contraddizioni resta sempre il mio papà e per me è il papà migliore del mondo.
A volte accade, all’interno di alcune famiglie dove è assente la figura del papà, di possedere un affetto che è in grado di farci sentire amati e di colmare ogni nostra lacuna, pur non rivestendo l’autorevole ruolo di padre. Può essere un fratello, la mamma, il nonno o qualsiasi persona con cui non condividiamo nessun legame familiare: non ha importanza quale parte investa nella società, è sufficiente sapere che è accanto a noi e farebbe di tutto per renderci felici, andando oltre qualsiasi limite e facendo parte della famiglia con l’unica richiesta di amarci. Non deve esistere una famiglia agli occhi degli altri perfetta, ma se ne deve creare una tutta nostra in cui ci sentiamo compresi nonostante sia diversa dalle altre, ma unica a modo suo. Oggi è la festa del mio papà come di ogni papà che ha lottato per restare nella vita del proprio figlio e di ogni altra figura genitoriale che ha il diritto di sentirsi tale allo stesso identico modo.