FOLIGNO – Manca ormai poco al ritorno di Young Jazz, con una trasformazione che vuole essere sinonimo di crescita. A Foligno è così in arrivo una rassegna di tre eventi, dal 18 novembre 2023 al 6 gennaio 2024 dal titolo Countdown, propriocome la storica rassegna invernale targata YJ: un vero e proprio percorso artistico che avrà come punto di arrivo, un nuovo micro-festival di una giornata (Moult Festival) che andrà in scena il 6 gennaio.
Il recente rinnovo del direttivo e della presidenza dell’associazione folignate, che vanta 20 anni di vita all’interno della scena culturale cittadina e regionale e che lo scorso anno ha archiviato la 16esima edizione di “Young Jazz Festival”, coincide anche con un cambio della proposta artistica, della linea grafica e del “formato” dell’iniziativa.
L’idea alla base della rassegna, che si svolgerà in diverse location della città, è quella di iniziare a proporre uno sguardo sull’espansione multiforme dei linguaggi musicali di oggi al fine di farli integrare tra loro e di metterli in dialogo recuperando un elemento, il dialogo appunto, centrale nel jazz sin dalla sua nascita e da sempre motore del ciclico rinnovo dei movimenti artistici.
L’iniziativa gode del patrocinio della Regione Umbria, della Provincia di Perugia, del Comune di Foligno e di Umbria Jazz, con il sostegno e la collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno. Partner della rassegna sono anche ZUT!, Umbria Factory Festival, Holydays Festival, Hat & Beard e T-Trane Record Store.
La conferenza stampa di presentazione si è tenuta giovedì 16 novembre nella Sala Pio La Torre del palazzo Comunale di Foligno. Oltre alla neopresidente dell’associazione Young Jazz, Giulia Battisti, e a Dan Kinzelman (sassofonista americano da moltissimi anni residente a Foligno), consulente musicale per la programmazione artistica di Young Jazz, sono intervenuti anche l’assessore alla cultura Decio Barili e Monica Sassi, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno.
Suggestivo e variegato il cartellone allestito da Dan Kinzelman, con l’intento di costruire ponti musicali tra futuro e passato, tra innovazione a cui aspirare e radici da non dimenticare, con uno sguardo ancora più acceso alla scena internazionale.
Imminente il primo live, in programma allo Zut! di Foligno sabato 18 novembre (ore 22) con i Deadeye, organ-trio poliglotta formato dall’olandese Reinier Baas (chitarra), dall’inglese Kit Downes (organo Hammond) e dal tedesco Jonas Burgwinkel (batteria), tutti e tre tra le maggiori voci dei loro rispettivi strumenti in Europa al momento. Tre nomi, tre carriere che nel jazz di oggi solitamente corrispondono ad anagrafiche secolari e che qui invece si concentrano in biografie poco più che quarantenni, una chimica che soppianta il mero virtuosismo di tre musicisti che potrebbero fare meno e andrebbe bene, ma che invece si divertono a lavorare assieme e, beati noi, a farci godere.
Prima e dopo il concerto, alla Zut gallery si potranno ascoltare i vinili jazz selezionati da Joe Rehmer, accompagnati da un buon calice di vino o un cocktail. Sarà presente l’artista Francesca De Mai con la pressa a caratteri mobili per stampare in tempo reale il merchandising di Young Jazz.
(Tickets: 10 euro alla cassa / 8 euro solo online; www.youngjazz.it/tickets).
Domenica 10 dicembre, immersi negli affreschi del tardo-gotico e primo Rinascimento dell’Auditorium San Domenico (ore 18, per un evento in collaborazione con T-Trane Record Store di Perugia), toccherà a una leggendaria band dell’underground come il piano-trio australiano The Necks, al loro diciottesimo disco. Sempre un trio quindi (Chris Abrahams – piano, Lloyd Swanton – contrabbasso, Tony Buck – batteria) ma dai suoni diversi, per continuare a condividere sfumature alternative dello stesso linguaggio. I tre musicisti insieme evocano una chimica che sfida qualsiasi tipo di descrizione ortodossa, con lunghi brani che si svelano lentamente e in modo ipnotizzante, spesso sostenuti da un profondo e insistente groove. Non completamente avant-garde, né minimalista, né ambient, né jazz, la musica di The Necks è, ad oggi, probabilmente unica al mondo.
Selezioni in vinile di Janky Groove (Stefano Tucci, Michele Minciarelli, Massimiliano Bagagli) e cocktails nella lobby dell’Auditorium. Ci sarà sempre Francesca De Mai con la sua pressa a carattere mobili per stampare il merchandising.
(Tickets: 12 euro alla cassa / 10 euro solo online; www.youngjazz.it/tickets).
Al centro di questo “Countdown”, troviamo infine Moult Festival, data zero e novità assoluta della proposta sonora di Young Jazz. Moult in inglese vuol dire “fare la muta”, cambiare pelle, esoscheletro, piumaggio, un evento profondamente significativo per l’evoluzione dell’organismo. Coincide con la metamorfosi, trasformazione che consente una fase nuova di crescita.
Il micro-festival, in programma il 6 gennaio 2024, porterà quindi la ricerca a un livello più profondo con quattro progetti distintamente ai margini del jazz eppure profondamente intrisi dello spirito di avventura e di curiosità che è centrale nella storia di questa musica.
Si potranno ascoltare in solo il giovane sassofonista fiorentino Cosimo Fiaschi, con un lavoro che esplora gli angoli più misteriosi del sax soprano, le canzoni surreali della bassista sudtirolese Ruth Goller con il suo trio vocale Skylla (UK/IT), l’incontro violento fra batteria ed elettronica di Ar Ker (FR) e il mosaico policromatico grondante hip-hop di Y-Otis (DE/SW), per concludere con una jam session prevista all’interno di uno degli spazi più suggestivi della città di Foligno, le sale affrescate di Palazzo Candiotti, a cura dell’associazione perugina Hat & Beard.
“Una programmazione – afferma il direttivo di Young Jazz – che contiene diverse sfide, come importanti occasioni di confronto, di crescita e di scoperta per l’associazione, per il pubblico e per il territorio, ma anche per gli artisti stessi che verranno a conoscere la specificità sociale che rappresentiamo, collegando Foligno a una rete artistica che si estende fino a tutta l’Europa e oltre”.
La grafica della comunicazione, ideata e realizzata dall’artista umbra Francesca De Mai, incarna ulteriormente questa radicalità: “La scelta di impiegare la stampa a caratteri mobili ricorda un linguaggio grafico che associamo ai manifesti di protesta, alla stampa sovversiva e all’immediatezza che caratterizza la musica che presenteremo, evidenziando anche in questo caso un ponte che collega il contemporaneo al passato, ricordandoci come la tradizione tipografica abbia storicamente qualificato la città di Foligno”.