ANSA- Il procuratore generale di Perugia Sergio Sottani ha appellato l’assoluzione, perché il fatto non costituisce reato, di Hudson Pinheiro Reis Duarte, accusata dell’omicidio di Samuele De Paoli.

A essere impugnata è stata in particolare la sentenza emessa dal gup il 28 settembre scorso al termine del processo con il rito abbreviato, la cui motivazione è stata depositata il 18 dicembre.
    Nelle oltre venti pagine dell’atto di impugnazione si ripercorre la vicenda, si evidenziano quelle che la procura generale considera le contraddizioni emerse durante l’interrogatorio dell’imputata e si confutano le conclusioni della perizia nonché le determinazioni del giudice di primo grado in ordine alla dinamica della colluttazione tra la vittima e Duarte.
    Nell’appello, il procuratore generale – si legge in un suo comunicato – “confuta innanzitutto le dichiarazioni dell’imputata nella parte in cui afferma di avere soltanto allontanato e non cercato di strozzare il suo aggressore”.

Per il magistrato in realtà dalle risultanze mediche viene dimostrato che il decesso è avvenuto a seguito di un’azione di strozzamento.
Il procuratore generale offre inoltre una diversa ricostruzione del momento del decesso rispetto alla sentenza di primo grado. Secondo quest’ultima, il rapporto sessuale, la colluttazione e la morte del giovane sono avvenuti tutti all’interno della vettura, nella posizione di guida. Il corpo del giovane sarebbe stato trascinato dall’imputata successivamente al decesso, fuori dall’auto e gettato nel fosso.
Diversamente, secondo la ricostruzione del procuratore generale, la colluttazione, pur iniziata all’interno dell’abitacolo, è proseguita all’esterno ed il giovane è morto nel fosso. Secondo l’atto di impugnazione, la vittima voleva far scendere l’imputata dall’auto e per questo l’ha aggredita. Il pg ritiene che quest’ultima ha apposto resistenza e quando il giovane è caduto nel fosso, l’imputata, “invece di scappare, come avrebbe potuto, ha seguitato ad afferrare il collo del ragazzo e lo ha strozzato cagionandogli la morte, pur non voluta”.