Quante volte abbiamo sentito dirci: “I ragazzi di oggi non leggono più”? E quante volte, a scuola, abbiamo espresso il nostro disappunto, vedendo le liste di libri per le vacanze, confermando questa frase? Ricordo bene quei pomeriggi estivi passati sul letto, girandomi di continuo e distraendomi dal libro in cerca della posizione migliore per la lettura, pretesto per rimandare il più possibile questa attività che tanto criticavo, ma a cui oggi guardo con riconoscenza, per avermi fatto appassionare alla letteratura, a me come a molti altri della mia età. Infatti, l’affermazione iniziale è vera solo in parte. Rimangono tanti i ragazzi di oggi che non leggono, eppure tra gli 11 e i 24 anni si trova un numero non male di lettori “forti”, cioè di persone che leggono almeno un libro al mese. E se a queste due categorie di lettori, ti dicessi che se ne è aggiunta una terza? Coloro che leggono troppo. Ed è proprio su questa categoria che mi voglio concentrare, inaspettata quanto poco conosciuta.
Un potente mezzo di diffusione dei libri tra gli adolescenti negli ultimi anni è stato Tiktok. Molti content creator hanno iniziato a fare video dove consigliavano libri e, in poco, ha iniziato a diffondersi il cosiddetto Booktok, ovvero la parte di Tiktok dove si concentravano questi video. Molti libri del Booktok sono diventati bestseller di fama mondiale, tanto che, in alcune librerie, sta nascendo una sezione esclusiva per questi testi. Ciò ha provato che non sempre il ruolo dei social è deleterio. E, fino a qui, nulla di strano. Sembrerebbe una vittoria, se non fosse che nei social si sta affermando un’altra tendenza, che fa della lettura una competizione. Spopolano video in cui si esibiscono i libri letti durante il mese o durante l’anno: pile interminabili di libri, cifre da non crederci. Sono nate challenge sui libri da riuscire a leggere in un anno, come nel social Goodreads, nato per tenere traccia dei libri letti e per lasciare recensioni. Queste challenge sono visibili ai propri follower, quindi è normale cercare di mettersi in mostra con amici e seguaci. Alcune persone hanno persino escogitato tattiche per riuscire a raggiungere il numero di libri sperato, come quella di procurarsi libri più brevi possibili, veloci da leggere e che quindi fanno numero. Un’altra soluzione è rappresentata dagli audiolibro, che hanno tra le impostazioni quella di poter velocizzare l’audio, per finire prima il libro.
Ora, questa nuova moda può far sorgere non pochi interrogativi. Viene innanzitutto da chiedersi se, a questa gente, leggere piace ancora. Deve essere senza dubbio stimolante avere un obiettivo da raggiungere. La lettura viene spontanea in molti casi, in altri necessita una spintarella, quella voce nella testa che ti ripete: “Giù le mani dal cellulare, prenditi un libro piuttosto!”. Giusto. Ma se quella voce nella testa, che deve servire da incoraggiamento iniziale, rimane, è qui che sta il problema. Se ad ogni libro si sente la furia di velocizzare i tempi per passare al prossimo, come può la lettura rappresentare ancora un piacere? È come se il nostro modo di fare moderno, frenetico e competitivo, si sia infiltrato nel sereno ambiente della lettura, rompendo gli anelli del suo naturale ordine e sostituendo ad essi quelle ruote su cui far correre all’impazzata i criceti.
Un altro dubbio su questi nuovi metodi di lettura è se sia possibile comprendere un libro leggendolo in così poco. Non è solo il fatto di leggere velocemente, ma anche il passare subito ad un altro, siccome non c’è tempo da perdere quando stai partecipando alla maratona dei libri. Invece bisognerebbe lasciar correre del tempo tra una lettura e la successiva, facendo lavorare quel libro in noi, lasciando fluire i nostri pensieri verso orizzonti a cui non si era approdati nel solo atto della lettura. Molti aspetti di un libro non si palesano subito: arrivano dopo, come una rivelazione. Come può un libro restare impresso se si sopprimono questi processi? Come innamorarsi di un libro se lo si tratta con distacco? Un libro va accolto, come fosse un nuovo componente della propria vita, sennò resterà sempre uno sconosciuto. E ciò vale ancora di più nei classici, dove la necessità di una lettura lenta sorge anche dall’impegno nel comprendere una lingua che suona ostica rispetto alla nostra. Senza contare che, spesso, i classici sono dei ‘mattoni’. La challenge dei 100 libri in un anno non potrà essere vinta leggendo libri del genere!
Piuttosto che fare queste gare quindi, continuiamo a innamorarci della letteratura, non permettendo che l’approssimazione si prenda anche questo nostro porto sicuro. Leggiamo senza che per forza debba esserci un’utilità. Forse è proprio per questo che sono nate queste challenge: per l’impossibilità di far fronte all’apparente inutilità dei libri; per attribuire un senso ad essi, siccome non lo si riesce a trovare nel semplice piacere che ne deriva. Leggiamo per piacere, non per dire quanti libri abbiamo letto quest’anno.