AVIGLIANO UMBRO – 22 marzo – Il Laboratorio del Paesaggio di Avigliano Umbro organizza domenica prossimo, 24 marzo alle 16,30, alla biblioteca comunale, una giornata dedicata al cantautore Rino Gaetano, in occasione della 29esima Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie.
Di seguito il comunicato stampa diffuso dagli organizzatori:
“L’appuntamento del 21 marzo è stato fortemente voluto dalla rete Libera, fondata da don Luigi Ciotti quando nel 1977 a Niscemi si celebrò la II Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime innocenti delle mafie, edizione dedicata a Rosario Montalto e Giuseppe Cutroneo, due bambini di 11 e 8 anni, assassinati mentre giocavano davanti casa, durante una sparatoria tra due clan mafiosi rivali.
Dal 1997 solo con la legge n.20 dell’8 marzo 2017 del governo Gentiloni lo Stato ha riconosciuto il giorno 21 marzo quale Giornata nazionale della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
Ma perché il 21 marzo contro le mafie? Una scelta simbolica: il primo giorno di primavera. Decisione che don Luigi Ciotti ha raccontato così nel libro L’amore non basta, Giunti, 2020: «Avevamo scelto il primo giorno di primavera proprio per dare il senso di un impegno di lungo periodo. È a primavera che si gettano i semi, anche i semi di speranza, sapendo che andranno poi coltivati, con fatica, perizia e passione, perché diano frutto».
Ad Avigliano Umbro vogliamo ricordarle tutte queste persone, per questo l’elenco in vetrina aggiornato al 2023 con 1081 nomi e tanti libri sulla mafia.
L’evento di domenica 24 marzo aprirà con la musica del Modena City Rambles “I cento passi” colonna sonora del film che Marco Tullio Giordana ha realizzato nel 2000 su Peppino Impastato il giovane giornalista ucciso a 30 anni dalla Mafia a Cinisi vicino Palermo il 9 maggio del 1978, proprio il giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro.
E’ proprio di questi giorni la notizia sconcertante che a Partinico proprio gli studenti si sono dichiarati contrari a intitolare la scuola all’icona antimafia: «Rispettiamo e siamo consapevoli dell’importanza storica e sociale della sua figura nel nostro territorio, ma non si può negare che fosse un personaggio politicamente schierato» Chi l’ha conosciuto è convinto che Peppino Impastato la prenderebbe con ironia, magari ne parlerebbe in una delle sue trasmissioni, quelle in cui dalle frequenze di Radio Aut irrideva Tano Seduto — così aveva soprannominato il boss Gaetano Badalamenti — e denunciava il malaffare.
La verità è che ad opporsi a dare il suo nome al liceo scientifico di Partinico sono stati gli studenti, con percentuali quasi bulgare: ben 797 alunni su 1.300 (il 73%) infatti si sono detti contrari a intitolare la loro scuola al coraggioso giornalista di Cinisi che predicava la bellezza contro il brutto della speculazione edilizia mafiosa.
E’ importante tenere viva la memoria di chi ha pagato con la vita il coraggio delle proprie convinzioni, di chi come il giornalista Peppino Impastato non si piega al potere della mafia ma continua a lavorare, a testimoniare connivenze e ingiustizie… come un’altra giornalista Ilaria Alpi uccisa 30 anni fa.
Il 20 marzo 1994 la giornalista Rai e il suo operatore Miran Hrovatin vennero assassinati in Somalia. Indagavano sui traffici d’armi e di rifiuti tossici che avrebbe coinvolto anche società italiane. Nonostante le inchieste giudiziarie, la verità non è stata raggiunta.
Insabbiamenti, omertà, misteri che hanno segnato la nostra società, verità negate ancora oggi.
Così come Rino Gaetano ricordato per la sua voce ruvida e i testi caratteristici delle sue canzoni, nonché per l’ironia e la denuncia sociale dei suoi brani, spesso celata da testi apparentemente leggeri e disimpegnati.
In alcune sue canzoni arrivò a fare nomi e cognomi di uomini politici del tempo e non solo e, anche per questo, i suoi testi e le sue esibizioni dal vivo furono più volte segnati dalla censura.
La sua morte a Roma il 2 giugno 1981 … oltre a un grande vuoto Rino Gaetano ci ha lasciato un enorme eredità culturale.
Le sue canzoni sono ancora tutte attualissime, amate, cantate e ancora rivisitate dai molti interpreti. Rino Gaetano è stato un maestro per il suo modo ironico, ma mai banale, di avvicinarsi ai piccoli e ai grandi temi della quotidianità. Difensore dei contadini del Sud Italia, dei quali si ergeva quasi a paladino, e nemico dei giochi di potere della politica.
Le sue filastrocche sono uno spaccato della società che, a rileggerle 50 anni dopo, ci dimostrano come le logica del potere non sia cambiata. Sono cambiati i metodi ma gli insabbiamenti e l’omertà dominano sulle nostre vite, sostenendo un gioco di potere che mai ha il sapore della verità e della giustizia sociale.
Rino Gaetano rimane purtroppo un personaggio più famoso che realmente conosciuto, di cui ancora oggi sfugge la profondità di osservazione e di critica sociale, e la portata del contributo artistico.
Di Rino Gaetano traccia un bel profilo il giornalista Niccolò Lucarelli su Artribune nel 2021:
“Mio fratello è figlio unico, Berta filava con Mario e con Gino, Gianna aveva un coccodrillo e un dottore, l’emigrante portava le provviste, la vecchia salta con l’asta, i conti della Sip non convincono mai, Mario Capanna parla in latino, ma comunque state sereni, tutto cambierà domani. L’universo poetico di Rino Gaetano, è caustico, surreale, tormentato. Ma è quanto ci voleva per raccontare un’Italia che campava sul benessere illusorio del consumismo, senza accorgersi della deriva morale cui andava incontro, e dello sfaldarsi delle sue istituzioni corrose dalla mafia, dal terrorismo e della corruzione. Quando Craxi inventò la Milano da bere, arrivò in ritardo: rimanevano gli ultimi sorsi, Milano e l’Italia erano già state bevute dieci anni prima, nel caos degli Anni Settanta, dove il terrorismo serviva anche per distogliere l’opinione pubblica dal malcostume politico e giustificare un certo tipo di scelte. Ne parlavano alcuni giornalisti, pochissimi intellettuali, e nessun artista. Cantautore moralmente (non politicamente) impegnato in un’Italia che stava perdendo valori sociali e punti di riferimento, dilaniata dalla violenza di piazza e dall’aumento della tossicodipendenza, era fra i pochi artisti in grado di capire i giochi di potere e interessi che coinvolgevano anche il mondo della politica.
Nel settembre del 1977, apparve in televisione con Spandi e spendi effendi (caustico brano sul consumismo e la crisi energetica), con una pompa di benzina in mano e vestito da operaio petrolifero; all’Arena di Verona, per il Festivalbar del 1978, si esibì sul palcoscenico in accappatoio a strisce bianche e blu, cantando Nuntereggae più mentre fingeva di leggere i titoli di un giornale. Al Festival di Sanremo, pochi mesi prima, aveva cantato Gianna indossando un improbabile frac costellato di medaglie e pizzicando un ukulele. Esibizioni che tradiscono il suo genio e il suo amore per il teatro di Beckett, che si affianca a melodie che ora strizzano l’occhio al jazz, ora rimangono sospese su tonalità di amarissima ballata, ma capaci anche di scatenarsi su un colorato reggae. Ammiratore dei Beatles di cui ammirava l’eclettismo, libero pensatore poco amante della mondanità e della fama.”
Rino Gaetano è scomparso tragicamente il 2 giugno 1981, in un incidente stradale con tanti punti oscuri, una vicenda umana ancora avvolta da molti dubbi.
Domenica 24 nella biblioteca di Avigliano Umbro, con la narrazione di Alessandro Puglielli, la musica e canto di Luciano Vitali, le letture del pubblico si parlerà di questo e di tanto altro…video, musica e letture, ricordando il lavoro di Rino Gaetano, le sue parole, le sue denunce, il suo impegno “per un mondo diverso”.