Ma è davvero così impenetrabile? Forse no, chissà. La chiave per scoprirlo potrebbe risiedere in Alejandro Cao de Benós misterioso funzionario ispano-coreano arrestato lo scorso 30 novembre 2023 a Madrid.
Sembra uscito da un racconto di C.S Lewis quasi come un segreto del vaso di Pandora effettivamente scoperto di sorpresa dove le porte dell’armadio che conduce a Narnia si aprono magicamente anche se per poco. L’arresto di Cao de Benós avvenuto il 30 novembre 2023 alla stazione Atocha di Madrid su mandato dell’FBI (servizio interno di sicurezza statunitense) potrebbe gettare nuova luce sulle relazioni internazionali e stato attuale del programma nucleare nordcoreano, avvolto attualmente in una coltre di mistero.
Anzitutto chi è Cao de Benós? Secondo quanto riportato da lui stesso e da pagine ufficiali come Wikipedia è l’unico funzionario occidentale agli ordini del governo di Pyongyang. Di origine nobile, il nonno perse la nobiltà lavorando come guardia presso la compagnia Repsol Butano SA. Nato a Tarragona, dagli anni ’90 decide di fondare l’associazione tutt’ora esistente “9 Settembre” a La Zubia (Granada) sotto il profilo marcatamente culturale che ha come obiettivo l’approfondimento delle relazioni tra la Spagna e la Corea del Nord. Attualmente tale associazione ridenominata “Associazione dell’amicizia con la Corea” nel 2000 conta più di 120 paesi aderenti con presenza capillare. Nello specifico Cao de Benós è stato oggetto di ricerca da parte dell’FBI sin dal 2022 e della Guardia Civil spagnola per via rispettivamente del caso IEEPA-Douglas Emms avente per oggetto la violazione la legge medesima (1977) in materia di emergenza internazionale relazionata alla gestione dei flussi commerciali USA in situazioni di pericolo con origine al di fuori del paese a stelle e strisce, e della compravendita illecita di armamento, droga e ulteriori sostanze -destinati alla Corea del Nord- secondo quanto finora appreso dalle indagini della polizia spagnola. Il passo dalla Diplomazia alle FF.AA sembra più vicino di quanto lo sia realmente. E’ qua che giustamente l’intelligence interviene.
Stato canaglia o semplice castello di carte?
Col termine “stato canaglia” derivato dall’inglese “rogue state” ci si riferisce a caratteristiche quali inaffidabilità, disonestà etc. riferite a un particolare contesto, quello post Guerra Fredda, dove la rassicurante bipolarità aveva ed ha tutt’ora lasciato spazio ad improvvisi sconvolgimenti (i quali perennemente oltrepassano la fragilissima armonia dettata dalle istituzioni internazionali come l’ONU) che nulla fanno presagire un ritorno più o meno pacifico allo scenario precedente. Nel caso nordcoreano o direttamente coreano (secondo la loro visione che non prevede alcuna separazione tra coree ma il contrario; certamente sotto l’egida di Pyongyang come tra Cina popolare e Taiwan) la scelta della dotazione di armamento nucleare risponde alla precisa esigenza della rottura dell’isolamento internazionale che perdura da decenni in contrapposizione all’accordo firmato nel 1992 con l’AIEA (poi formalizzatosi bilateralmente due anni dopo con l’Agreed Framework in merito allo smaltimento delle centrali e reattori nucleari di Yongbyon, poi incrinatosi durante la presidenza Clinton coi repubblicani al congresso) e l’avvento nel giugno 2000 della sunshine policy, la quale aveva in agenda un progressivo riavvicinamento e riunificazione della penisola. Con la presidenza Bush però tutto decadde: dal 2002 la Corea ammise di possedere un paio di ordigni e di volerne costruire altri, inoltre alla fine dello stesso anno espresse il volere di riattivare il reattore fermato negli anni ’90 ed espulse gli ispettori dell’AIEA. Infine il 10 gennaio 2003 annunciò il ritiro unilaterale dal TNP (Trattato di non Proliferazione Nucleare). Attualmente, tralasciando pur l’importante ruolo mediatore della Cina nella questione e la spinosa progressione-regressione diplomatica, sembrerebbe il tutto legato ad una determinata agenda politica piuttosto che allo stato di cose. Riunificazione? Pare al contrario che convenga tener separati i due paesi: il potenziale economico di uno e militare dell’altro di certo non favorirebbe le potenze regionali dell’area.
Esiste o no un’intelligence nordcoreana?
Domanda da un milione di dollari: la risposta è certamente sì, ma il problema radica nel comprendere la struttura dei Servizi (controspionaggio e sicurezza nazionale interna) da una parte e dell’Intelligence dall’altra. Oggigiorno non si riesce a capire come sia strutturata effettivamente. Una copia del KGB? Nei paesi non democratici nel senso politico, cioè della scienza politica, non vi è sicuramente una distinzione netta tra ambito civile e militare così come tra interno e esterno, cosa che rende complicata un’analisi effettiva delle componenti. Si è speculato molto sul ruolo e le informazioni riservate, segrete, segretissime o meno possedute da Cao de Benós siano veramente preziose (tutte le interviste e articoli a suo riguardo sono abbastanza approssimativi), sarebbe bello intervistarlo senza alcun tipo di censura perché si sa, la miglior fonte d’informazioni è quella che attua da estroverso essendo il contrario e, se si vuol trovare una qualche spia, cercatela in segreteria o nei bar piuttosto che ai piani alti.