Pronto a riaprire le sue porte il Teatro Consortium di Massa Martana ma, prima di svelare il nuovo cartellone della stagione di prosa, promossa come di consueto con la direzione artistica di Francesco Verdinelli e Germano Rubbi di Magazzini Artistici, il prossimo mese di gennaio, propone un’anteprima sabato 30 dicembre alle 21.15.

In scena “Torquato Tasso” di Johann Wolfgang Goethe, traduzione di  Cesare Lievi, progetto e regia di Alessandro Machìa, con Roberto Turchetta (Torquato Tasso), Giorgio Crisafi (Duca Alfonso D’Este), Martino D’Amico (Antonio Montecatino), Alessandra Fallucchi (Eleonora D’Este), Alessia Giangiuliani (Eleonora Sanvitale), , video mapping Giorgio Bertinelli,  light designer Giuseppe Filipponio, scene Katia Titolo, costumi  Sara Bianchi, aiuto regia Giulia Dietrich, una produzione AC Zerkalo con il contributo di Nuovo Imaie e Regione Lazio.

Lo spettacolo – Terminato da Goethe nel 1790 – un anno dopo la Rivoluzione Francese – ma elaborato durante il suo viaggio in Italia del 1786- 1788, “Torquato Tasso” è un dramma sul conflitto tra l’artista e il potere, «sulla sproporzione tra il talento e la vita», come lo definisce lo stesso poeta tedesco: una sproporzione che nel dramma finirà per inghiottire il Tasso portandolo al limite della follia e all’esilio da corte di Ferrara. Un testo quantomai attuale sul rapporto tra l’artista e il potere, sul suo ruolo nella società e sul valore dell’arte.

Il dramma inizia il giorno della consegna della “Gerusalemme Liberata” al Duca Alfonso d’Este, a cui è dedicato il poema. Irrequieto, ipocondriaco, paranoico e fragilissimo, sofferente per l’imperfezione che sente nella sua arte, Tasso è bisognoso di amore e di amicizia che spera di trovare nella corte e in Eleonora D’Este, ma viene trattato con sufficienza e respinto con gelida cortesia da tutta la corte. Essere ammirato come artista e non essere amato come uomo, è questo il dramma del poeta. Teso tra “grandezza e umiliazione”, Tasso è vittima di visioni paranoiche: crede che gli rubino le lettere o gli scassinino le serrature, ma è lui che dimentica sbadatamente il denaro in ogni angolo. Abbraccia forte la Principessa violando le elementari regole di corte e, ormai defraudato di tutto, lascia la corte di Ferrara solo e negletto.

Il “Torquato Tasso” è la tragedia della solitudine dell’artista, è la storia del suo progressivo processo di estraneazione e di esilio dalla società, della fine della sua funzione sociale.