C’è anche il Lapidario tra le visite guidate gratuite proposte da Umbria Antica, in programma a Todi dal 15 al 17 marzo. Situato a pochi metri da Piazza del Popolo, il Lapidario conserva una delle più antiche raccolte dell’Umbria. Ha sede nell’antico ex Monastero delle Lucrezie, in un luogo dal quale si gode uno dei panorami più suggestivi di Todi. Custodisce i materiali lapidei di età antica, medievale e moderna, rinvenuti nel corso dei secoli nella città e nel suo territorio. Il percorso museale è suddiviso in due sezioni che seguono un ordinamento cronologico, dall’età romana fino al XIX secolo.
Nella prima sono esposti elementi appartenenti a monumenti funerari, che documentano sia la presenza di necropoli che l’esistenza di diverse tipologie di sepolture: tombe monumentali con fregi dorici a metope e triglifi, are marmoree, urne cinerarie e lapidi. Di particolare rilievo un’ara funeraria in marmo bianco reimpiegata come acquasantiera; un altare funerario della seconda metà del I sec. d.C. in marmo bianco; una meridiana in marmo datata al I-II sec. d.C.; un sarcofago strigilato con protomi leonine ed un sarcofago “del buon pastore” datato al IV sec. d.C.
La seconda sezione ospita elementi decorativi e sculture destinati ad ornare i luoghi di culto della città, mentre stemmi, iscrizioni, campioni di misura, lapidi funerarie rappresentano uno spaccato sociale del tempo e testimoniano figure importanti ed istituzioni dell’ambito civile e di quello religioso. Si segnalano tra le altre una scultura raffigurante San Giovanni Battista attribuita ad un artista dell’ambito di Andrea Bregno (fine XV-inizi XVI secolo); un bel busto del Salvatore in marmi policromi di scuola fiorentina della fine del XVI-inizi del XVII secolo; i tre imponenti stemmi in travertino un tempo collocati sulla facciata del Palazzo dei Priori, poi del Governatore pontificio, e appartenenti al papa Giulio III, al cardinale Giulio Montefeltro della Rovere e al vescovo Luigi Ardinghelli, che furono staccati nel 1798 all’epoca della Repubblica Romana dai giacobini tuderti in quanto simboli del potere papale.
Di interesse la lapide con iscrizione proveniente dal castello di Pontecuti datata al 1248 che ricorda i lavori realizzati per la costruzione del ponte omonimo, e l’iscrizione contenente il famoso “quadrato magico del sator” (SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS), la più famosa struttura palindroma che da secoli attrae gli studiosi a causa della sua controversa interpretazione.