Carfagna si rivolge al Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e da credente, devoto di San Francesco a cui ha dedicato un puledro, spera in un miracolo: “Non lasciateci soli. Tante famiglie si guadagnano da vivere onestamente con questa attività, i cavalli sono la nostra vita”.
“Chissà solo un ‘miracolo’, magari di San Francesco, potrà salvare l’ippica e tutta la filiera produttivo-occupazionale che vi ruota attorno”. Questa volta, Sergio Carfagna, 67 anni, allevatore di cavalli, titolare di una scuderia con vista mozzafiato sulla Basilica, proprietario dello stallone Iglesias, della campionessa Irina e di Via Lattea, la cavallina bianca unica nel suo genere che ha stupito il mondo, credente e devoto da sempre al ‘poverello’ di Assisi, si appella alla sua intercessione per scongiurare il baratro dove lui per primo con i suoi amati cavalli non vuol finire. “Così non riusciamo più ad andare avanti, tanti sono gli ostacoli che si frappongono al mantenimento e sviluppo di un settore, quello allevatoriale dei cavalli da trotto e galoppo, che in Italia rappresenta la storia e la tradizione gloriosa e dà lavoro a tante famiglie. Premi delle corse troppo bassi e relativi pagamenti dopo mesi rispetto ai giorni e alle settimane degli ippodromi di Francia ed Inghilterra, spese di gestione alle stelle per i prezzi di fieno, mangimi, medicinali, dipendenti e burocrazia, tasse comprese: non ce la facciamo più. Se si va avanti di questo passo senza nessun intervento strutturale concreto sulla filiera si rischia, io per primo e credo tanti altri che sento in giro, di chiudere i battenti e magari chi ancora può di riconvertire l’attività per campare. Però vorremmo evitare tutto questo perché la passione per l’attività allevatoriale, l’amore per i cavalli, per le corse, ci spinge ancora forse per poco ad andare avanti e sperare che in fondo al tunnel si intraveda un po’ di luce. Mi rivolgo a San Francesco come credente ed ogni sera prima di dormire prego perché faccia un miracolo per tutto il nostro settore ed in maniera più terrena al nuovo ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e al sottosegretario con delega all’ippica, Patrizio Giacomo La Pietra. Non abbandonateci. L’ippica e il mondo allevatoriale meritano rispetto ed attenzione come tutte le altre attività: le nostre famiglie si mantengono con il duro lavoro e sacrifici, tutti i giorni feste comprese: dalle 5 di mattina al pomeriggio inoltrato, non conosce soste”. È un fiume in piena Sergio Carfagna, che proprio oggi, con la divisa d’ordinanza, il cappellino e gli occhiali di sempre, le mani ‘ruvide’, sporche di fango dopo la ‘sgambatura’ mattutina dei cavalli nel piccolo anello di allenamento incastonato fra il verde degli oltre 17 ettari dell’azienda agraria in località San Vetturino ai piedi della Basilica di San Francesco, (dove stazionano venti fattrici, fra cui la pluridecorata Irina ed altre in dolce attesa con tanti puledri attorno) ha deciso di lanciare un accorato appello a difesa di un intero comparto che anche in Umbria dà lavoro a numerose famiglie. “Quello che ancora ci tiene in vita, parlo sempre a titolo personale, ma credo di rappresentare tanti colleghi, è l’amore viscerale per i cavalli, quello è il punto di partenza per fare bene questo mestiere ed è il primo insegnamento che ho ricevuto da mio padre Tino, maestro di campo della Giostra della Quintana di Foligno e prima ancora di mio nonno Santino uomo di cavalli da sempre” — ha ricordato l’allevatore. “L’Umbria, per esempio, pur con tanta tradizione nel trotto e nel galoppo penso per esempio all’allevamento Ascagnano che grazie ad Alda Dapelo ha dato all’ippica italiana e mondiale cavalli da Derby e corse di gruppo nel galoppo, non ha mai avuto un ippodromo. Ed in Umbria la storia equestre straordinaria che tutti ci invidiano è quella della Quintana, della Giostra dell’Anello, della Mostra Nazionale del Cavallo di Città di Castello che in passato ha ospitato il ‘Capitano’ Varenne per una passerella unica assieme al suo straordinario top driver l’amico Giampaolo Minnucci. In Umbria come in Italia ci sono allevamenti di rango internazionale di galoppo e trotto, professionisti, veterinari, imprese e tutto un indotto collegato al mondo dei cavalli, dietro i quali ci sono le famiglie che vogliono ripartire e attendono dal governo e da chi può decidere attenzione e aiuti. Tutto questo non può morire ancora peggio attraverso una lenta agonia. Non abbandonateci” ha rilanciato ancora Carfagna nel ricordare col groppo in gola il secondo anniversario, il 9 marzo, dalla scomparsa di Padre Danilo Reverberi, frate francescano, grande amico e braccio destro e sinistro della scuderia, appassionato ed esperto come pochi di genealogie dei cavalli da trotto.
Poco tempo prima che se ne andasse stroncato nel marzo 2021 dal Covid, decise di accostare la parola ‘pax’ (simbolo di Assisi e di San Francesco) accanto al nome prescelto per ogni puledro della scuderia nato ogni anno, come accaduto per, Francesco Pax, in onore del Santo e del Papa, un cavallo che ben si sta comportando in pista negli ippodromi nazionali. “Quella decisione come tante altre – ha concluso Carfagna con le lacrime agli occhi – l’ho presa insieme a padre Danilo Reverberi che per oltre trenta anni è stato accanto a me e al mio staff sempre pronto a dispensare consigli e strategie dall’alto della sua competenza e passione per i cavalli e per l’ippica”.
Forse il segreto del successo della scuderia ‘dei miracoli’ (con un libro dedicato, scritto a quattro mani da Giorgio Galvani e Marco Vinicio Guasticchi, foto di Marco Agabitini, Futura Edizioni) era racchiuso nel rapporto unico di amicizia fra il frate francescano padre Danilo Reverberi e il proprietario dell’allevamento che sorge nella pianura dominata dall’imponente scenario della Basilica di san Francesco, uno dei luoghi prediletti da tutti per scattare foto e selfie da incorniciare. Oggi il suo allevamento, preso a modello a livello nazionale per la gestione e immagine, diventa dunque il palcoscenico di un appello a cuore aperto che non può essere disatteso.