E’ possibile che un perugino dimenticato dalla sua città natale e tutt’ora sconosciuto al grande pubblico sia stato uno dei protagonisti internazionali della Belle Époque? E che il suo ‘bel vivere’ – fra grandi viaggi, alberghi di lusso, prestigiose amicizie e grande musica – sia stato l’unico scopo della sua lunga esistenza? La risposta ce la dà un libro fresco di stampa: “Io sono la Belle Époque”, Storia straordinaria di Riccardo Schnabl Rossi, scritto da Giampietro Chiodini e pubblicato da Morlacchi Editore.
Presentato per la prima volta il 6 dicembre alla Sala della Vaccara a Perugia, alla presenza dell’assessore comunale alla cultura Leonardo Varasano, di fronte a un nutrito pubblico, il volume è la biografia narrata di un uomo di mondo colto ed elegantissimo, figlio di una perugina e di un ottico austriaco, nato a Perugia nel 1872 e morto all’Hotel Excelsior di Roma nel 1955. Un lungo racconto, coinvolgente come un romanzo, rigorosamente costruito sulla base di oltre trecento testimonianze raccolte al Lago Trasimeno, Perugia, Piacenza, Roma, Assisi, Buenos Aires e, soprattutto, a Parigi e Saint Raphaël in Costa Azzurra. A parlarci di Schnabl, a raccontarci come viveva – a osannarlo e perfino ad accusarlo – sono intellettuali, artisti, giornali francesi, i giudici di una corte d’appello, demi-mondaine parigine, Gabriele d’Annunzio e, soprattutto lui, Giacomo Puccini, del quale Schnabl fu amico intimo e ospite ambito, fino al giorno della morte del Maestro, esattamente cento anni fa. Il libro, oltre trecento pagine con 55 immagini tra foto storiche e documenti inediti, vanta due autorevoli prefazioni di Isabella Nardi e Claudia Rossi di Buenos Aires ed è suddiviso in quattro parti che ricostruiscono la movimentata vita di Schnabl e inquadrano diverse società e città del primo Novecento, da Parigi all’Italia, da Buenos Aires fino a Perugia. Chiude la storia un curioso Post scriptum dal titolo “A Buenos Aires riemerge in extremis il testamento di Schnabl”…
L’autore del libro Giampietro Chiodini è giornalista professionista e si interessa da tempo della storia e delle vicende sociali ed economiche che fanno capo all’area del Lago Trasimeno. Ha pubblicato: Il Lago Trasimeno e la pesca, Editore Benucci, Perugia 1978; Villantrìa e il suo territorio, Salvi editore, Perugia 1989; Un diario dell’Ottocento, il Giornale magionese di Giuseppe Fabretti, cronaca di costume, politica e fatti quotidiani accaduti negli anni 1798-1869 a Magione, Perugia, Passignano, Corciano, Tuoro e più in generale nel Trasimeno, Edizione Guerra, Perugia 1997; Gli ultimi nati in casa: riti, credenze e saperi millenari, (da un’intervista a Dina Mucciarelli ostetrica condotta in Umbria e in Calabria dal dopoguerra agli anni ’90), Morlacchi Editore, Perugia 2014.
Il volume In “Io sono la Belle Époque”, Storia straordinaria di Riccardo Schnabl Rossi, il lettore è condotto subito nel cuore della Parigi più esclusiva, alla scoperta di un piccante triangolo amoroso che finirà in tragedia. Con Schnabl, protagonista, insieme alla seducente Lucienne e al rivale Henri, di episodi inverosimili che sfoceranno in un fatto di cronaca, così appassionante, da finire su tutti i grandi giornali francesi e dividere la Parigi bene nel biennio 1908-1909. La seconda parte, con il ritorno in Italia, è tutta dedicata all’intima amicizia fra Schnabl e Giacomo Puccini, alle 153 lettere che il Maestro scrisse a lui, e al ruolo determinante che Puccini ebbe perfino nel matrimonio di Schnabl con la sfortunata Giulia Lusardi (Lia) di Piacenza. Il terzo capitolo, sulle orme del girovago Schnabl, si sposta nella lontana Buenos Aires: nella centralissima Calle Florida, dove Leopold, suo padre, fece fortuna. E il piccolo Riccardo visse un’infanzia altalenante fra tragedie familiari, studi e primi viaggi a Perugia, al Lago Trasimeno e nelle grandi capitali europee. La sua storia esaltante, ma a tratti incredibilmente drammatica, si chiude nella Perugia del dopoguerra, dove Schnabl, anziano e solo, immagina di tornare a vivere definitivamente, con il beneplacito delle istituzioni cittadine più volte omaggiate. Ma la morte in solitudine lo sorprende nell’hotel più prestigioso di Roma. Schnabl, sepolto accanto alla giovane moglie nella sua monumentale tomba di Perugia, porta con sé l’ultimo sogno di riacquistare la sua ex villa di Monte del Lago e molti segreti. Un ‘tesoro’ rimasto inspiegabilmente in una banca svizzera; un testamento olografo in lingua spagnola, pieno di sorprese e interrogativi, riemerso rocambolescamente in un Tribunale di Buenos Aires. Con un’unica certezza: un terzo della sua eredità l’ha lasciata in Italia, ai Frati minori francescani di Monteripido e di Santa Maria degli Angeli; diciannove milioni di lire riscossi quattro anni dopo la morte di Schnabl.