La Company: un’occasione per socializzare e scoprire la natura del circondario umbro e non solo. L’associazione sportiva è nata quasi per caso dall’iniziativa di ragazzi tra i 24 e i 25 anni con l’intento di creare qualcosa di nuovo per fare sì che si possa conoscere le realtà spesso dimenticate del proprio territorio. Allo stesso tempo, però, si unisce l’utile al dilettevole: si percorrono tanti chilometri tra salite e percorsi, dialogando con i partecipanti. Con la speranza di poter creare legami duraturi.
Leonardo, uno dei fondatori, ce ne ha parlato, raccontando a fondo l’esperienza e la crescita di questa bella storia.
La Company: “Progetto nato per caso”
Ciao Leonardo. Innanzitutto, grazie per aver accettato il nostro invito. Potresti spiegare come è nata La Company e quante persone ne fanno parte?
“Il progetto è nato per caso. Siamo un gruppo di ragazzi tra i 24 e 25 anni di Perugia, in un momento transitorio per chi sta per finire l’università o per chi lavora. Inizialmente non ci frequentavamo, una sera ci siamo ritrovati per caso in centro e chiacchierando è nata l’idea di fare una passeggiata in montagna dopo tanto tempo. Siamo stati bene perché era un ambiente a cui eravamo familiari ma che avevamo perso col tempo. Abbiamo riaffrontato questa attività con esperienza e maturità diverse, a tutti ci ha lasciato qualcosa. Abbiamo quindi iniziato a girare e abbiamo messo foto e storie su Instagram, ricevendo molti messaggi di persone che volevano partecipare. Quindi abbiamo creato la pagina chiamata all’epoca Company of the ring per divertimento e condividere i bei momenti. Poi si sono aggiunte sempre più persone fino al quando nel 2024 è divenuta un’associazione“.
“Il primo zoccolo duro era formato da 6-7 ragazzi, fino ad arrivare a 12. Abbiamo avuto bisogno di inserire nuove figure, anche perché ora c’è un impegno diverso con un’organizzazione piramidale. Un piccolo gruppo si occupa della parte burocratica e amministrativa e del tracciamento di nuovi sentieri, un altro cerca di contribuire quando può. Chiaramente alcuni si sono trasferiti per studio o lavoro o hanno avuto dinamiche diverse nella vita. Non è giusto escludere qualcuno, perché tutti nel loro piccolo hanno portato qualcosa“.
Puoi raccontarci il perché di questo nome? Quello originario si rifà a Il signore degli anelli?
“Si chiamava così perché nell’autunno 2022 abbiamo iniziato guardavamo la serie TV Gli anelli del potere. Quel mondo si sposa molto bene con l’idea della montagna. Quando abbiamo deciso di creare la pagina su Instagram abbiamo pensato di chiamarla La compagnia dell’anello, ma era un dominio già occupato, così come per The fellowship of the ring. Quindi abbiamo fatto la piccola transizione in The company of the ring. Avevamo anche un altro logo, poi col tempo le esigenze sono cambiate perché questo era troppo dettagliato, creando problemi per stampe e adesivi. Tra l’altro il nome risultava essere lungo e pesante. Abbiamo comunque osservato che le persone spesso dicevano ‘andiamo a camminare con la Company’, da qui il nome. Il legame con Il signore degli anelli rimane, alcuni partecipanti erano molto appassionati e hanno creato dibattiti su questo argomento, essendo anche più informati di noi“.
“La Company è una valvola di sfogo”
Quanto vi potete ritenere soddisfatti?
“Tanto. Io ricopro il ruolo di presidente, mi occupo della parte organizzativa e burocratica. La formazione dell’associazione è stato un periodo duro e intenso, ma ne è valsa la pena. Io vedo un grande potenziale, a tutti ha dato qualcosa di bello. Era ora facessimo questo passo perché cominciava a essere difficile giustificare il gran gruppo di amici che si incontrava per fare escursioni. Nonostante ci siamo sempre mossi con la massima cautela e nel rispetto delle regole. Oggi siamo un’associazione, domani chissà se ci sarà il potenziale per fare qualcosa di più. Vedere un progetto che cresce è bello e soddisfacente, una valvola di sfogo“.
Ogni escursione va soldout in pochi minuti. Quale pensi sia il segreto?
“Dal punto di vista affettivo il soldout è bellissimo, a livello organizzativo dobbiamo migliorare. Per un utente che si vuole iscrivere avere pochi minuti è complicato. Stiamo provando dei sistemi per permettere di partecipare a più persone possibile, riproponendo ad esempio alcune uscite. Abbiamo notato che già ci sono miglioramenti. Come me lo spiego? Generalmente alle persone piace stare in mezzo alla natura, in montagna, ad altre fare le foto, ad altre staccare dalla frenesia della settimana. Io credo però che l’aspetto vincente sia l’aspetto sociale, un incredibile toccasana di vita“.
“In un mondo in cui siamo sempre concentrati su noi stessi e capaci di interagire solo con telefonini o social, andare con un gruppo allo stesso piano, in cui ci si ritrova a camminare l’uno accanto all’altro ti ritrovi a parlare per forza di cose. Non puoi nemmeno stare dietro al telefonino e interagisci. Siamo ragazzi più o meno della stessa età, abbiamo la possibilità di conoscere persone nuove, a prescindere che piaccia la montagna o meno. Un ambiente bello e genuino, credo sia questo il motivo per cui vadano soldout“.
“L’escursione deve essere bella e sicura”
Quanto tempo impiegate a pianificare un’escursione e in base a quali criteri?
“Dipende. Se è un percorso che conosciamo bene ci vuole relativamente poco tempo. In mezzo alla settimana andiamo nelle varie zone dell’Umbria e se vediamo che ad esempio nel sud della regione è previsto bel tempo ed è una zona che conosciamo bene, pianifichiamo e prepariamo le grafiche. Ora che siamo un’associazione vogliamo portare più cose andiamo in esplorazione o facciamo un sopralluogo se si tratta di un luogo che non abbiamo visitato recentemente. Il tempo di pianificazione è variabile anche in base alla durata, ma ci sono alcuni criteri che non cambiano. Innanzitutto, l’escursione deve essere sicura, può essere faticosa ma il tutto deve avvenire in sicurezza. Poi deve essere bella. Che sia una cascata, un panorama, una croce, uno scorcio o un territorio con della storia da contestualizzare, deve esserci un motivo per cui si sta affrontando il percorso. Vogliamo sempre cercare di trasmettere qualcosa“.
Qual è stata, a tuo avviso, l’esperienza che vi ha gratificato maggiormente?
“Difficile rispondere. Devo dire che quando ricevo i messaggi dopo l’escursione in cui le persone mi ringraziano mi fa molto piacere. Allo stesso modo di quando vedo le persone che vengono alle nostre escursioni creare qualcosa. Incontro ragazzi in centro e vedo che si è formato un gruppo di ragazzi che si sono iniziati a frequentare“.
“Mi ricordo che una volta una ragazza mi ha inviato un selfie con un ragazzo. Entrambi erano venuti a una sola escursione, si sono conosciuti. Lì per lì non avevo capito chi fossero perché ricordarsi di tutti i volti non è facile. Non so nemmeno perché mi avessero inviato la foto, io mando loro un cuore e ho capito che è successo qualcosa, a prescindere da cosa sia nato. Vedi che sei un catalizzatore per le relazioni sociali, in un mondo in cui si fa fatica a interagire con le persone trovare un ambiente sano e sapere che lo hai costruito tu è gratificante“.
“Vogliamo lavorare su più target”
Progetti o ambizioni per il futuro?
“Sono convinto che nessuno di noi ha ancora compreso al 100% quanto può essere importante La Company e le sue potenzialità. Forse ho più concezione rispetto agli altri impiegando maggior tempo nel progetto, ma non sono oltre l’80%. Se mi avessi fatto questa domanda a gennaio al momento della creazione dell’associazione, ti avrei risposto ‘non lo so‘. L’obiettivo è diventare la più grande realtà di escursionismo in Umbria, forse ancora non lo realizziamo a pieno perché siamo giovani e abbiamo solo una pagina Instagram. Ho conosciuto tantissime persone che lavorano in questo settore, bravi e preparati“.
“Essere i più grandi significa operare su più target. Scoprire il territorio non solo con paesaggi naturalistici ma anche in città, enogastronomia (fondamentale nella nostra regione), storia, cultura, organizzazione di eventi. Vorremmo poi lavorare non solo sul territorio ma organizzare anche viaggi in Italia o all’estero, un pacchetto completo a 360°. Ci vorranno tempo e lavoro, ma questo è il nostro sogno. Forse è un’utopia, ma chi lo sa“.