ANSA-L’Ufficio delle Dogane di Perugia, nell’ambito di un’attività d’indagine delegata dalla Procura della Repubblica di Spoleto, hanno accertato una evasione di circa 230 mila euro da parte dell’amministratore e socio unico di una società operante nel settore del commercio di alcol.


    L’impresa agiva quale deposito fiscale nonostante l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli – che ne dà notizia – avesse revocato la licenza alla movimentazione di alcolici in sospensione di imposta dopo una inchiesta di qualche anno fa, che aveva portato a indagare 11 persone.

Il titolare della ditta avrebbe proseguito nell’acquisto di superalcoolici (vodka in particolare) rifornendosi da una società bulgara con le bevande provenienti da un deposito polacco.
L’uomo, un sessantenne – riferisce Adm – simulava l’esportazione dell’alcol in Turchia, prima dall’Italia, poi dalla Polonia, facendone sparire le tracce per la vendita in completa evasione di accise e Iva.
Ai riscontri delle banche dati, si sono aggiunte le risultanze della collaborazione con le Autorità doganali polacche e bulgare, che hanno consentito di accertare tre spedizioni di vodka per un totale di circa 50 mila litri (più di 62 mila bottiglie confezionate), la prima avvenuta nel 2018, le altre due nel 2020, in piena pandemia da Covid-19.
Le spedizioni solo fittiziamente figuravano pronte per l’esportazione dal porto franco di Trieste verso la Turchia e altrettanto fittiziamente venivano rispedite in Polonia per la presunta destinazione extra Ue.
Gli accertamenti tributari hanno invece appurato che la destinazione al porto di Trieste era funzionale al trasferimento dell’alcol facendone perdere le tracce per la vendita a nero.
Tramite le Autorità doganali di Varsavia sarebbe stata anche rinvenuta una dichiarazione con la quale l’uomo asseriva che i sistemi informatici doganali italiani erano indisponibili a causa dell’emergenza Covid.
La frode ha consentito di commercializzare sul mercato circa 50 mila litri di vodka per un controvalore di 170 mila euro ai fini accisa e 60 mila euro ai fini Iva. Accertamento che comporterà l’emissione di sanzioni pecuniarie da un minimo di 130 mila a 160 mila euro.