Teatro Lyrick di Assisi pronto a riaprire le sue porte al pubblico e lunedì 30 e martedì 31 ottobre alle 21.15 si parte con il primo spettacolo della stagione 2023/2024 che quest’anno prende il titolo di “Scopriamo le carte”, organizzata come di consueto dall’associazione culturale ZonaFranca, con direzione artistica di Paolo Cardinali, in collaborazione e con il contributo della Città di Assisi.

Ad andare in scena sarà un doppio appuntamento con la dinamica Teresa Mannino protagonista di “Il giaguaro mi guarda storto”, che ha registrato per entrambe le date un veloce sold out.

«Ritorno sui palchi dei teatri piena di desideri, racconti e interrogativi – le parole dell’artista – Il primo desiderio è quello di ritrovarvi, scambiare sguardi con ogni spettatrice e con ogni spettatore seduto in platea dalla prima all’ultima fila, nessuno escluso, per scoprire chi siamo diventati dopo questa assenza epocale. Dai racconti d’infanzia alla difficile relazione che abbiamo con l’attesa, dalla perplessità nei confronti degli animali umani alla stima per le formiche, il filo conduttore sarà il desiderio, stupore vitale che accende sogni, infuoca cuori e libera movimento. Durante il nostro incontro potrete danzare con me, guardare in silenzio, fare domande o dare risposte. Potrete anche chiudere gli occhi, ascoltare le mie parole come fossero una ninna nanna e addormentarvi, l’importante è non smettere di sognare e tenere gli occhi ben aperti una volta fuori dal teatro».

GLI SPETTACOLI IN SCENA A NOVEMBRE

Il 4 novembre alle 21.15 “Gospel Connection Mass Choir”, atteso concerto di chiusura della Gospel Connection con oltre trecento artisti sul palco. Con venti edizioni di successo, l’appuntamento raduna ogni anno centinaia di appassionati, accomunati dal desiderio di esprimere le loro anime attraverso il gospel. In un’oasi di pace e armonia.

Il 15 novembre alle 21.15 “Il Vajont di tutti” pièce teatrale, scritta, diretta e interpretata da Andrea Ortis. «La storia del nostro paese è piena di vicende non risolte, nascoste, occultate – racconta l’autore – storie senza pace e senza giustizia, in cui a rimetterci sono gli ultimi, la gente comune e a soccombere è l’uomo con tutta la sua umanità. A volte è proprio questo dolore che crea partecipazione e, quasi inspiegabilmente, unisce tutti, in una comunità allargata, solidale, stimolata da fatti che, più di altri, ci colpiscono e ci chiamano in causa. Dissesto idrogeologico, domanda di energia e abusi edilizi sono temi della contemporaneità, intrecciati ad un passato dalle cui dinamiche, che continuano a scuoterci riproponendosi nel presente, non possiamo distogliere lo sguardo. Ognuno ha il “suo” dolore ecco perché la storia del Vajont è la storia di tutti, un monito attualissimo che parla alle nostre coscienze, richiamandoci al ruolo di ospiti in questo pianeta, non di padroni. Solo riconoscendo i nostri limiti e i nostri errori; solo presentando la verità possiamo immaginare una ripartenza che si fondi sulla capacità dell’uomo di credere in un bene comune, che coinvolga in una dimensione più ampia, corale, parti di un paese nel quale poterci sentire pubblico ed attori principali».

Il 16 novembre alle 21.15 spazio alla danza con “Il lago dei cigni, ovvero il canto” riallestimento di uno tra i più apprezzati successi del Balletto di Roma firmato da Fabrizio Monteverde, con Carola Puddu (cigno nero) e Roberta De Simone (cigno bianco). Riconosciuto come uno dei più rappresentativi e stimati coreografi contemporanei italiani, Monteverde reinventa il più famoso dei balletti di repertorio su musica di Čajkovskij, garantendo quell’originalità coreografica e registica unica che da sempre ne caratterizza le creazioni e il successo. Attraverso la sovrapposizione con la novella di Anton Čechov, “Il canto del Cigno”, quella che era una favola senza lieto fine in cui i due amanti, Siegfrid e Odette, pagano con la vita la passione che li lega, diventa la parabola di danzatori stanchi di un’immaginaria compagnia decaduta che si aggrappano al ricordo sofferto di un’arte che travolge la vita. Condannata a una perenne metamorfosi, Odette/Odile è buona e crudele, amante fedele e rivale beffarda. La incarnano in scena Roberta De Simone e Carola Puddu che insieme danzano la metafora di un’arte che non conosce traguardo, un viaggio tormentato d’amore, tradimento, prigionia e liberazione.